Dopo la pausa natalizia riprende il campionato di Promozione veronese, e con esso, puntuali come le tasse ma leggermente meno piacevoli, tornano anche le pagelle dei nostri Busters. Vediamo come si sono comportati nell’inedito teatro del Palaghiacc… Palapove.

Enrico Checchini: 6. Polveri bagnate, o meglio congelate, per il Checco, nel palazzetto che certamente la passata stagione ha visto sue recite ben migliori di questa. Comunque non demerita, sbattendosi soprattutto in difesa e recuperando palloni come fossero perle marine. SUB

Simone Selleri: 7.5. Buonissima prova di Sellerino, quasi sadico nell’andare sempre a pressare la palla sui malcapitati play avversari, semplicemente immarcabile quando accelera, persino preciso da fuori quando, nel primo quarto, tutti gli altri di entrambe le squadre sono ancora confusi dopo le vacanze e non fanno che crossare calcisticamente nei pressi del ferro sperando che qualcuno insacchi di testa. Atleta vero, evidentemente pochi pandori per lui in queste settimane: meno male che ci ha pensato Stanga a riequilibrare la media di squadra. DIETOLOGO

Ruben Scala: 7. E’ stato ormai teorizzato definitivamente un corollario alla teoria della relatività di Einstein secondo cui c’è un rapporto inversamente proporzionale tra gli allenamenti di Ruben e le sue prestazioni in campo. Si vede poco durante le vacanze, torna per la partita e fa il bello e cattivo tempo in regia, improvvisandosi persino Dikembe Mutombo quando rifila non una ma ben due stoppate di fila; solo Campolongo riesce a scalpellare il David di Michelangelo del suo passaggio dietro la testa non prendendo il tiro e togliendogli quindi l’assist. RINASCIMENTALE

Federico Zamberlan: 6.5. Anche quando nessuno segna manco per grazia divina il suo piazzatone dalla media, nella “sua” palestra, resta sempre una sentenza. Poi però si esalta e chiama il vecchio schema “4 Zambo”, mandando tutti gli altri fuori giri. NOSTALGICO

Giovanni Campolongo: 7.5. Parte un po’ abulico nel primo quarto, più o meno come chiunque altro, ma si rifà ampiamente nel secondo tempo: non regalerà l’assist a Ruben, ma mette palla a terra come il miglior Anthony Davis e trova un pazzesco canestro e fallo, aggiustando così il David a modo suo. RESTAURATORE

Davide Filippini: 7. Solita presenza in area, costringe gli avversari a tirare da fuori per paura della stoppata, con risultati non esattamente esaltanti in questa serata; quando poi si trova a fronteggiare un 3 contro 1, cancella il layup avversario senza tanti complimenti. In attacco, solito repertorio di movimenti in post e precisione chirurgica dalla media: serata in ufficio, insomma. IMPIEGATO

Emanuele Campana: 7. Poco impiegato nel corso della gara, entra nell’ultimo e quasi inutile quarto diventando più Black Hole di Kevin McHale: quando gli arriva la palla, è difficile che si riveda. Fortunatamente ricompare spesso in fondo alla retìna, e anche il tabellino è sistemato. OPPORTUNISTA

Matteo Bordato: 7. Anche per lui minutaggio non elevatissimo dopo gli acciacchi con cui aveva chiuso l’anno solare, mette ordine e risponde presente quando viene chiamato in causa, battendo l’uomo e concludendo al ferro con puntualità non svizzera, ma addirittura Novi. Pazzesco quando, dopo un canestro e fallo e con nessuno a rimbalzo sul libero, va a riprendersi il rimbalzo in attacco e segna di nuovo col fallo, che Massimo Decimo Meridio a confronto pare un contadino. GLADIATORE

Luca Cordioli: 4.5. Prosegue l’ambivalenza del buon Stanga, la cui media stavolta è il risultato, pure generosamente arrotondato, tra il 7.5 della prestazione e l’1 della forma fisica post vacanze. Dopo due campi corre già sulle punte cercando la bombola di ossigeno neanche fosse una siringa per i ragazzi dello zoo di Berlino, ma ha troppa classe per non fare comunque il suo anche in apnea. ENZO MAIORCA

Andrea Donisi: 6. Impalpabile nella prima metà, come molti altri compagni, si riscatta nel secondo tempo, ovviamente a risultato acquisito quando la palla pesa un decimo del normale. Poco importa, dà comunque minuti di qualità e soprattutto ritrova il canestro dall’arco, che a detta della memoria storica Glucini mancava più o meno da quando Roosevelt annunciava il New Deal. STORICO

Walter Contaldo: 6. Non moltissimi minuti, un po’ di ruggine anche per lui, che all’inizio fatica un po’ persino a rimbalzo (sacrilegio). Col passare dei minuti però si riprende e torna a strappare palloni anche in mezzo al traffico, vedendo persino qualche scarico dopo aver ricevuto in post. DIESEL

Federico De Rossi: 6.5. All’inizio è così sorpreso di entrare già nel secondo quarto che si trova spaesato e si dimentica come si tira. Si rifà nel più consono garbage time, non perdendo però nemmeno il gusto ormai scoperto per l’assist (vedi quello fantastico per Pingu). Ed era un tentativo di assist pure il cross tirato dall’arco nel finale, ci mancherebbe. REGISTA

Coach Nicola Della Chiesa: 7. La squadra parte come se la partita fosse alle 9 di mattina dell’1 gennaio, giocando fosse ancora in post sbornia e conducendo solo grazie alla buona lena difensiva. Evidentemente si fa sentire nell’intervallo, o magari offre un cicchetto per tenere alto il grado, fatto sta che i butei tornano in campo con tutt’altro atteggiamento, chiudendo subito i conti, e regalando così anche all’astemio Campana minuti di gloria e tabellino pieno. OSTE